Marcia indietro di Di Maio: forse si all'Euro

Marcia indietro di Di Maio: forse si all’Euro

Un’altra revisione delle “rigide” posizioni grilline.

Dopo aver tuonato contro tutto e contro tutti i sostenitori dell’Euro, si registra un’altro dietro-front del nuovo leader pentastellato. Di Maio ha infatti mitigato notevolmente la propria avversione alla moneta unica dichiarando che ormai sarebbe troppo tardi uscirne.

E dire che questa posizione gli era stata più volte espressa da diversi esponenti della società civile e dell’Economia. Ma in tutte le occasioni Di Maio aveva caldamente sostenuto la necessità di ritornare alla Lira.

Avvicinandosi però le possibilità di accedere alla stanza dei bottoni, ecco che le tonanti parole divengono più miti. E forse anche più realistiche.

La dichiarazione resa da Luigi Di Maio nel salotto di Bruno Vespa è eloquente: “Non credo sia più il momento per l’Italia di uscire dall’euro perché l’asse franco-tedesco non è più così forte, e spero di non arrivare al referendum sull’euro che comunque per me sarebbe un’estrema ratio”.

L’Arte di arrangiarsi

È la seconda delle rigidissime disposizioni populiste del Movimento 5 Stelle che cade in pochi giorni.

Non è trascorso molto tempo infatti dal momento in cui anche la “ferma” intenzione di governare da soli è venuta a mancare. A sostituirla che la “democristiana” apertura alla convergenza sui programmi. Locuzione che non differenzia più il M5S da tutti gli altri partiti che hanno governato l’Italia dalla nascita della Repubblica.

Le risposte che vengono date a giustificazione sono sempre le stesse. Identiche a quelle che davano tutti gli altri partiti che si sono avvicendati al governo. Ovvero: ma la Democrazia prevede le alleanze. E ancora: ma se siamo d’accordo sul programma non vedo perché rifiutare i voti degli altri partiti. E ora: uscire dall’Euro potrebbe essere pericoloso.

Insomma: nulla cambia sotto il sole. E il gattopardismo dei cinquestelle si evidenzia in modo sempre più nitido.

Beppe Grillo appare sempre più defilato. Gli resta la scomoda posizione di “Garante”. Ma la differenza tra quanto predicato dal comico genovese è sempre più distante dalla realta dei fatti perpetrati dai nuovi gestori del movimento.

Il fatto positivo è che con la disponibilità alle alleanze da parte del M5S si apre uno spiraglio alla possibilità che il Paese possa essere governabile anche dopo le elezioni. Anche se le illusioni di “cambiamento” sono sempre più lontane.

 

 

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